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Ogni cosa è pura casualità: nasci in un posto, ti trovi costretto ad andartene, e in un altro posto ancora lasci un rene alla scienza. Fortunato chi riesce a influenzare il caso. Chi lascia la propria casa non perchè deve, ma perchè vuole. Fortunato chi realizza desideri geografici. "Casa" e "caso" sono le due parole chiave di questo romanzo-memoir che affronta il tema delle origini. Stanisic nasce a Visegrad, in Bosnia, e dodicenne fugge con la famiglia dalla guerra, trovando rifugio in Germania. Il suo racconto, che oscilla tra passato e presente, fin dalle prime pagine assume una forma volutamente ambigua, in cui l'elemento realistico scivola impercettibilmente nel ricordo incerto, nella mitologia famigliare, e la figura che rende possibile questo gioco narrativo è la nonna, affetta da demenza senile. E' lei il vero cardine del romanzo, è lei a impersonare la natura elusiva di ogni narrazione e a ricordarci quanto peso abbia il caso nello svolgersi delle nostre vite.
ORIGINI - Sasa Stanisic
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Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo |
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Naja Marie Aidt, poetessa danese, nel marzo 2015 perde il figlio venticinquenne Carl. Nel 2017 esce Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo. Il libro non è la ricostruzione letteraria di un fatto tragico, nè il memoir di una madre che tenta di affrontare il proprio dolore rielaborandolo attraverso la scrittura. Questo libro è dolore che si fa parola. Ci troviamo dunque di fronte a una lettura quasi insostenibile, poichè - agli occhi dell'autrice - ogni prospettiva di guarigione, di superamento del dolore, appare intollerabile e oscena. Eppure sarà la parola, la parola scritta, a creare una via d'accesso a una nuova condizione, che non supera la morte, ma la contiene: Se la morte ti ha tolto qualcosa, / tu restituiscilo / restituisci / ciò che hai avuto da colui che è morto / quando era vivo / quando era il tuo cuore / restituiscilo a una rosa, / un continente, un giorno d'inverno / a un ragazzo che ti guarda / dal buio del cappuccio.
SE LA MORTE TI HA TOLTO QUALCOSA, TU RESTITUISCILO - Naja Marie Aidt
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L'eroe virile. Saggio su J. Conrad |
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L'autore ci accompagna nella rilettura - o, eventualmente, in una prima lettura - dei tre capolavori conradiani: La linea d'ombra; Cuore di tenebra; Tifone. Il filo conduttore è rivelato dal titolo del saggio: L'eroe virile, ossia colui che va incontro al proprio destino senza sottrarsi alle prove che questo gli riserva. Ma... per Conrad, la virilità, sul confine incombente e minaccioso della sua scomparsa, consiste nel tener fede eroicamente al rigore di una missione senza scopo nè contenuto, ad un amore, di cose e di persone, che non riesce a farsi concreto, a vivere fino in fondo di vita propria, e resta totalmente astratto. Ed è questo senso di vuoto a giustificare il sottotitolo scelto dall'autore: Trilogia della sconfitta. L'incedere di Asor Rosa nell'analisi dei testi è esitante, dubitoso, e il suo argomentare è costellato di domande: non potrebbe esserci guida migliore per addentrarsi tra le pagine di questi tre splendidi e misteriosi romanzi.
L'EROE VIRILE - Alberto Asor Rosa
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Pur trattandosi di un'opera in prosa, si capisce immediatamente che L'ascensore di Prijedor è stato scritto da chi ha dimestichezza con la poesia, con la sua precisione ed elusività. In poco più di cento pagine Cvijetic (poeta, drammaturgo e scrittore bosniaco) condensa il prima, il durante e il dopo della guerra che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia. Lo fa raccontando le storie delle 104 famiglie che abitano nel caseggiato popolare della cittadina di Prijedor, luogo-simbolo e microcosmo, in cui convivono fedi ed etnie, frutto del rimescolamento di secoli. Il 1991, l'anno dello scoppio della guerra, segna uno spartiacque, ma, sembra ammonirci Cvijetic, non eravamo ciechi, abbiamo scelto di non vedere: Il treno andava dritto verso il baratro mentre i passeggeri continuavano a bere tranquillamente il tè nel vagone ristorante, rifiutandosi di guardare fuori dal finestrino. Fino alla fine.
L'ASCENSORE DI PRIJEDOR - Darko Cvijetic
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