Il Moro della cima Stampa
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Il Moro, figlio di contadini, fin da piccolo guarda verso la montagna con occhi diversi da quelli dei suoi genitori e dei suoi paesani. Prova un'inquietudine, un'attrazione, alla quale non sa dare ancora un nome, sa però che il suo posto non è in valle ma là in alto. Prima malgaro, poi guida alpina, poi rifugista, tutta la parabola del Moro si sviluppa attorno alla montagna ("la Grapa", per i valligiani, il Monte Grappa per tutti gli altri) che segnerà la linea del fronte durante la Grande Guerra. Da luogo di pace e silenzi si trasformerà in un'area sventrata dai bombardamenti e, ancora peggio, trasformata dalle fanfare della retorica nel simbolo del sacrificio e del coraggio. La vita del Moro (al secolo Agostino Faccin, 1866-1951) sarà interamente segnata da una lotta ostinata contro lo scempio di quei luoghi e di quella memoria, attraverso gesti individuali che, pur senza prendere le forme della consapevolezza politica, lo porteranno a schierarsi, sempre, dalla parte degli oppressi.

IL MORO DELLA CIMA - Paolo Malaguti