I miei piccoli dispiaceri |
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Due sorelle che più diverse non potrebbero essere. Sin dall'infanzia a Elf riesce tutto facile: brava negli studi, spigliata nelle relazioni, dotata di un formidabile talento musicale che la porterà in pochi anni a diventare una pianista di livello internazionale. Una vita in discesa, in teoria. Yoli, al contrario, arranca in una normale, faticosa e incasinata esistenza: figli, mariti, amanti, prospettive incerte... tutto si mescola in una difficile ricerca di equilibrio personale. In questa diversità c'è il senso dei loro scontri e della loro alleanza, anche nei momenti più duri e difficili. Siamo dunque capitati in un mélo, in un polpettone a tinte forti? Al contrario, siamo nel cuore di una storia vera e potente, che attinge in gran parte alla vicenda personale dell'autrice, dove la ricerca di senso e di verità porta alla caduta della più radicata delle certezze, quella che ci urla: Vivere! In ogni caso, vivere!
I MIEI PICCOLI DISPIACERI - Miriam Toews
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Altre mappe (...) si aprono davanti ai nostri occhi: a condizione di lasciare da parte il navigatore dell'automobile o le app sul cellulare e di chiudere le guide ufficiali, cedendo invece volentieri al fascino della curiosità e della scoperta. In questo splendido testo è la memoria a fare da filo conduttore: la memoria personale dell'autore che si mischia con la memoria sociale, politica, artistica delle città. Maffi ci guida nell'esplorazione di sei metropoli, alla ricerca di storie, di persone, di conflitti: New York, New Orleans, Parigi, Manchester, Salford, Londra - questi i luoghi attraversati più e più volte negli anni, che ci vengono raccontati con la curiosità e la passione di sa che nulla deve essere dimenticato. Perchè, come recitano i versi del canto navajo riportato in epigrafe, tutto quello che hai visto ricordalo, perchè tutto quello che dimentichi torna a volare nel vento.
CITTA' DI MEMORIA - Mario Maffi
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Tuzla, Bosnia, 1995. Come è possibile fare teatro in piena guerra? Come è possibile che la scalcagnata compagnia in cui si recita sia invitata al Festival di Edimburgo? E soprattutto, una volta usciti dal paese, come è possibile fuggire per raggiungere lo zio Ifran in California? Schegge racconta la storia di un ragazzo e di un paese, il loro essere una cosa e più cose, il loro essere lì, sotto gli occhi di tutti fino a poco prima e poi, improvvisamente, andare in frantumi. "Ho una pistola, mati, una pistola di acciaio cromato. L'ho rubata nella stanza di un tizio, sotto un cuscino leopardato coperto di forfora (...). La pistola la tengo nascosta nella libreria, dietro alle opere complete di Majakovskij, avvolta in uno straccio... Ci sono dentro le pallottole, sei, ma solo la prima è importante, giusto?".
SCHEGGE - Ismet Prcic
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Francia, provincia normanna, una figlia racconta un padre: 1899 - 1967. Contadino, operaio, gestore di un piccolo alimentari con bar annesso, una condizione di perenne incertezza, il rischio sempre presente di scivolare nella miseria. Lei esce dal solco già tracciato continuando gli studi e diventando insegnante. Una frattura radicale, un'uscita dalla propria condizione di classe che racconta con parole lucidissime e definitive: "Sono scivolata in quella metà di mondo per la quale l'altra metà è soltanto un arredo". Annie Ernaux ha narrato una vicenda chiaramente autobiografica, che, per essenzialità e pulizia stilistica, chiunque si voglia misurare con la scrittura dovrebbe leggere.
IL POSTO - Annie Ernaux
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Che cosa affascina in quest'opera in cui un uomo qualsiasi racconta una quotidianità fatta di eventi tutt'altro che straordinari? Certamente la lucidità e l'assenza di difese: "Mi vengono le lacrime agli occhi quando osservo un bel dipinto, ma non quando guardo i miei figli. Questo non significa che io non li ami, perchè voglio loro un bene dell'anima, significa soltanto che il senso che danno non è in grado di colmare una vita. Perlomeno non la mia". Knausgard compie un profondo lavoro di introspezione e scavo nel passato, alternando i suoi ricordi d'infanzia all'attuale condizione di uomo adulto che si misura con la morte del padre. Condizione lacerante che ci ricorda l'adagio di Wislawa Szymborska "conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova". Primo di una serie di sei volumi che compongono un'anomalo e affascinante affresco autobiografico.
LA MORTE DEL PADRE - Karl Ove Knausgard
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Un annuncio sul Paris-Soir del 31 dicembre 1941: "Si cerca una ragazza di 15 anni, Dora Bruder, m. 1,55, volto ovale, occhi castano-grigi, cappotto sportivo grigio, pullover bordeaux, gonna e cappello blu marina, scarpe sportive color marrone...". Parte da qui l'"indagine" di Patrick Modiano per ricostruire la storia di una ragazza ebrea, una ragazza qualsiasi nella Parigi occupata, che condivide un destino comune. A un primo sguardo la vicenda raccontata è costruita sul nulla: considerazioni sulla solitudine, la ribellione e la paura che seguono l'esile filo delle ipotesi, perchè di Dora sappiamo pochissimo. Eppure, lentamente e impercettibilmente, questa storia ci avvince e ci parla, quasi fosse stata scritta proprio per noi nell'esatto momento in cui la leggiamo. Un breve libro che possiede l'asciuttezza e il respiro delle grandi narrazioni.
DORA BRUDER - Patrick Modiano
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"Dio sa che Gee's Bend non è mai stata perfetta, ma per tanti anni ha visto le sue donne indaffarate a cucire trapunte, mentre gli uomini spingevano l'aratro con fierezza. Se si può chiamare paradiso una penisola reclusa dal mondo dove tre quarti degli abitanti vivevano al di sotto della soglia di povertà, allora Gee's Bend era un paradiso, perchè era una famiglia". Mary Lee, una donna nera di 63 anni, racconta - oggi - un pezzo d'America che sembra uscito dal XIX secolo. Perchè a Gee's Bend in Alabama, il paese dove gli ex-schiavi vivono sui terreni dei vecchi padroni, il tempo si è fermato. Solo neri al di qua del fiume, i bianchi al di là. Ora si parla di un traghetto che potrebbe unire le due sponde... Con questo formidabile reportage J.R. Moehringer vinse nel 2000 il Premio Pulitzer per il giornalismo.
OLTRE IL FIUME - J.R. Moehringer
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Tre soldati tedeschi, ossessionati dal macabro rito quotidiano della fucilazione dei prigionieri, ottengono di uscire dal lager con il compito di cercare gli ebrei che si nascondono nei dintorni. Un misero tentativo di sfuggire ai propri incubi, perchè la cattura di un fuggiasco è pur sempre il preludio alla sua condanna. Ma non è il dilemma morale al centro di questo grande romanzo, bensì il gelo dell'inverno polacco. Il gelo che imprigiona i gesti e le parole dei protagonisti, che li rallenta fino quasi all'inerzia, accompagnato dalla fame, che convoglia ogni pensiero, ogni aspirazione. Una scrittura netta ed essenziale, nella quale troviamo echi di Thomas Bernhard e Knut Hamsun.
UN PASTO IN INVERNO - Hubert Mingarelli
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Cinquant'anni fa usciva la prima edizione di questo libro. Rileggerlo oggi significa misurarsi con le domande di ieri: Se uno di noi viene chiamato alla guerra, ci va? E' giusto ammazzare o non è giusto? Cosa è vivere? Cosa è morire?... e ritrovarle, immutate, nel nostro presente. Di più, significa misurarsi con un metodo, quello che Danilo Dolci propone ai contadini di Partinico per riunirsi e pensare insieme. Conversazioni contadine è un testo paragonabile per importanza ai lavori di Freire, Milani, Basaglia... in cui l'apprendimento nasce dall'ascolto e la conoscenza è indirizzata al cambiamento: noi sappiamo che una casa si può costruire, noi sappiamo che si può guarire o migliorare un ammalato, noi sappiamo che si può far crescere le piante, e sappiamo che anche gli uomini si possono modificare...
CONVERSAZIONI CONTADINE - Danilo Dolci
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"Per una tribù indigena del Paraguay, o forse della Bolivia, il passato è ciò che ci sta davanti, perchè possiamo vederlo e conoscerlo, e il futuro, invece, è ciò che sta dietro: ciò che non vediamo nè possiamo conoscere (...). Bisogna mettersi di fronte al futuro. E' una ben povera memoria quella che funziona solo all'indietro". Javier Mallarino, vignettista satirico, è ormai un'istituzione in Colombia, un'autorità morale. Le sue vignette fanno la fortuna di uomini e governi o ne segnano la sorte. E c'è chi si toglie la vita dopo aver perso la reputazione. Questa responsabilità ha un peso e un prezzo: sopportare il primo e pagare il secondo oppure fingere di non sapere, di non vedere? Bellissimo romanzo di domande, più che di risposte. E' come se l'autore ci dicesse: vi ho raccontato una storia, ora vedete voi cosa farvene.
LE REPUTAZIONI - Juan Gabriel Vasquez
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Pedro Paramo è il sanguinoso latifondista che ha saccheggiato terreni e seminato figli in tutta la regione che circonda la cittadina di Comala, Messico Centrale. Uno di questi, ormai adulto, si mette in cammino alla sua ricerca per esaudire il misterioso volere della madre: "fagli pagare caro l'oblio in cui ci ha lasciati". Inizia così un viaggio allucinato in cui, più si procede verso la meta, più tutto si confonde: il passato con il presente, i vivi con i morti. Libro di ombre e di sussurri, di voci che attraversano i muri e che escono dalle tombe dei defunti. Ma anche libro di fatti e cronache, perchè la rivoluzione di Villa sta spazzando il Paese. Eppure noi, intrappolati nel tempo sospeso della narrazione, abbiamo orecchie solo per le storie dei quasi-vivi e dei quasi-morti che ci accompagnano in questa straordinaria Spoon River latinoamericana.
PEDRO PARAMO - Juan Rulfo
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"Guardai mezzo morto fuori dal finestrino la parte nuova della città, tutta luccicante, con gli enormi palazzi di uffici illuminati e vuoti, e all'improvviso sentii che era un posto che non conoscevo - non era più Baltimora". Metà anni '80: l'acciaieria dove lavora Red Baker licenzia più della metà dei lavoratori, e lui è tra questi. Alla vita che ruota attorno alla comunità operaia, con i suoi riti, le sue fatiche, la sua epica, si sostituiscono le file davanti all'ufficio di collocamento e il sussidio di disoccupazione: scene da Grande Depressione, cinquant'anni dopo. E' troppo anche per un uomo come Red Baker, che deciderà di uscirne a testa bassa, con rabbia e violenza, insieme a Dog, l'amico di sempre. Una storia struggente ed emozionante aiutata da una scrittura essenziale, nel filone di Edward Bunker e J.R. Moehringer.
IO SONO RED BAKER - Robert Ward
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Nella Galizia più profonda - regione storica incastrata tra Ucraina e Polonia - si riunisce per tre giorni il tribunale dei settanta rabbini che dovrà deliberare sull'identità del misterioso protagonista del romanzo. Per alcuni è il dotto Nahum, studioso della Qabbalah, appartenente alla ricca corte di Nyesheve, per altri è Yoshe il tonto, lo scemo del villaggio di Bialogura. Questo il verdetto: Sei Nahum e sei Yoshe; sei un dotto e sei un ignorante; compari d'un tratto nelle città, e scompari all'improvviso; vagabondi per i cimiteri in cerca dei tuoi simili(...). Ascoltami bene, tu sei un morto errante nel caos del mondo! Grottesco e affascinante ritratto delle corti rabbiniche dell'est Europa, e insieme racconto impietoso sulla ricerca dell'identità di uomini e donne che i potenti - siano essi re o rabbini - piegano al loro volere.
YOSHE KALB - Israel J. Singer
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Grande saga familiare che copre 150 anni di storia del Texas, da metà '800 a oggi, raccontando miti e realtà della frontiera. Per coglierne lo spirito le parole più adatte sono quelle che Johan Huizinga usa per aprire il suo Autunno del Medioevo: "Quando il mondo era più giovane di cinque secoli, tutti gli eventi della vita avevano forme ben più marcate che non abbiano ora... E tutte le cose della vita erano di un'evidenza sfarzosa e crudele". Anche qui domina la forza dei contrasti: il Texas dei nativi americani, dei messicani, dei coloni giunti dall'est... è la terra delle grandi pianure, degli sterminati pascoli, ma anche dei massacri per il possesso della terra, delle mandrie, delle sorgenti, e infine del petrolio. Nella tradizione del "grande romanzo americano", un libro di enorme forza e bellezza.
IL FIGLIO - Philipp Meyer
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Perdere il lavoro a cinquantatré anni, trascinarsi tra disoccupazione e lavoretti per altri quattro, avere l'occasione di rientrare. Alain Delambre è stato per lungo tempo un responsabile delle risorse umane, e del suo mestiere conosce tutti i risvolti, i trucchi, le miserie: ora si prospetta la possibilità di essere selezionato da un'azienda di grande prestigio. Un ottimo stipendio, la vita che potrebbe tornare quella di prima, la ritrovata fiducia in se stesso... Tanto è l'entusiasmo che Alain mette nel giocarsi questa carta, tanta è la furia che scatena scoprendo che le carte sono truccate. Romanzo illuminante sul mondo del lavoro e sull'ideologia della precarietà. E anche un grande noir, che non guasta.
LAVORO A MANO ARMATA - Pierre Lemaitre
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Geologia e storia, cultura materiale e geografia, economia e antropologia, infiniti sono i campi cui si può attingere per raccontare la "biografia" di un luogo. Il talento narrativo di Simon Winchester ci offre - quasi si trattasse di un personaggio - la biografia dell'Oceano Atlantico: muovendo dalla deriva dei continenti, passando per la "storia" dei primi uomini che si affacciarono alle sue sponde, ci porta a conoscere le vicende di navigatori e mercanti di uomini, pirati e cacciatori di balene, uragani e cambiamenti climatici... Un'opera di straordinario rigore che leggiamo con la facilità e il piacere che offrono i grandi romanzi d'avventura.
ATLANTICO - Simon Winchester
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"Perchè io ci sarò sempre, nascosto e dappertutto. Dove c'è qualcuno che lotta per dare da mangiare, io sarò là. Dove c'è uno sbirro che picchia, io sarò là". Nuova traduzione, con tutte le parti espunte e censurate nella precedente edizione del 1940. La grande migrazione verso ovest dei coltivatori americani rovinati dalla crisi e dalla siccità, l'ostilità di chi li considera una minaccia, le rare occasioni in cui si manifesta la solidarietà di classe... Un romanzo scritto più di settanta anni fa che sembra scritto oggi, perchè è del nostro presente che parla. Per chi non ha mai letto questo libro è l'occasione di scoprire un classico della letteratura del '900, per chi già lo conosce è la possibilità di misurarsi nuovamente con un capolavoro restituito allo splendore originario.
FURORE - John Steinbeck
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"Non credo che riuscirò mai più a pensare e sentire le cose una per volta. Col tempo dovrò abituarmi a smettere di preoccuparmi per questo. Non posso evitare che una cosa se ne porti dietro un'altra o ne faccia perdere un'altra ancora". Ultimi giorni del ponte aereo per lasciare l'Angola, in guerra per l'indipendenza. Centinaia di famiglie si apprestano a partire: tra queste la famiglia di Rui, quindici anni, voce narrante del testo. I "retornados" giungono in un Portogallo ancora scosso dalla rivoluzione dei garofani e Rui si sente responsabile della vita e del futuro della madre malata e della sorella, mentre il padre è stato arrestato il giorno della partenza senza più dare notizie di sè. Un unico lungo monologo, la sensazione di entrare nel flusso dei pensieri del ragazzo, vivendo pienamente con lui le sue emozioni
IL RITORNO - Dulce Maria Cardoso
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Il giudice: "Signor Baramki (...) per la legge israeliana lei è un proprietario che non risiede nella propria casa, perciò la sua casa è proprietà di un assente". L'autrice dedica questo libro così struggente e così dolce "agli 'assenti', che costituiscono il novanta per cento della Palestina del 1948, ai quali non è stato concesso di essere presenti. E ai presenti che sono considerati assenti. A ogni 'presente assente', che vive a pochi passi da una casa che è diventata di qualcun altro". Perdere la propria casa è perdere una parte di sè: nella voce di Suad Amiry troviamo l'eco di Mahmoud Darwish, di Ghassan Kanafani, l'eco della grande letteratura palestinese, nella quale la tragedia si mischia sempre con l'ironia, il bisogno di dimenticare con la condanna a ricordare.
GOLDA HA DORMITO QUI - Suad Amiry
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