Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo |
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Naja Marie Aidt, poetessa danese, nel marzo 2015 perde il figlio venticinquenne Carl. Nel 2017 esce Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo. Il libro non è la ricostruzione letteraria di un fatto tragico, nè il memoir di una madre che tenta di affrontare il proprio dolore rielaborandolo attraverso la scrittura. Questo libro è dolore che si fa parola. Ci troviamo dunque di fronte a una lettura quasi insostenibile, poichè - agli occhi dell'autrice - ogni prospettiva di guarigione, di superamento del dolore, appare intollerabile e oscena. Eppure sarà la parola, la parola scritta, a creare una via d'accesso a una nuova condizione, che non supera la morte, ma la contiene: Se la morte ti ha tolto qualcosa, / tu restituiscilo / restituisci / ciò che hai avuto da colui che è morto / quando era vivo / quando era il tuo cuore / restituiscilo a una rosa, / un continente, un giorno d'inverno / a un ragazzo che ti guarda / dal buio del cappuccio.
SE LA MORTE TI HA TOLTO QUALCOSA, TU RESTITUISCILO - Naja Marie Aidt
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L'eroe virile. Saggio su J. Conrad |
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L'autore ci accompagna nella rilettura - o, eventualmente, in una prima lettura - dei tre capolavori conradiani: La linea d'ombra; Cuore di tenebra; Tifone. Il filo conduttore è rivelato dal titolo del saggio: L'eroe virile, ossia colui che va incontro al proprio destino senza sottrarsi alle prove che questo gli riserva. Ma... per Conrad, la virilità, sul confine incombente e minaccioso della sua scomparsa, consiste nel tener fede eroicamente al rigore di una missione senza scopo nè contenuto, ad un amore, di cose e di persone, che non riesce a farsi concreto, a vivere fino in fondo di vita propria, e resta totalmente astratto. Ed è questo senso di vuoto a giustificare il sottotitolo scelto dall'autore: Trilogia della sconfitta. L'incedere di Asor Rosa nell'analisi dei testi è esitante, dubitoso, e il suo argomentare è costellato di domande: non potrebbe esserci guida migliore per addentrarsi tra le pagine di questi tre splendidi e misteriosi romanzi.
L'EROE VIRILE - Alberto Asor Rosa
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Pur trattandosi di un'opera in prosa, si capisce immediatamente che L'ascensore di Prijedor è stato scritto da chi ha dimestichezza con la poesia, con la sua precisione ed elusività. In poco più di cento pagine Cvijetic (poeta, drammaturgo e scrittore bosniaco) condensa il prima, il durante e il dopo della guerra che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia. Lo fa raccontando le storie delle 104 famiglie che abitano nel caseggiato popolare della cittadina di Prijedor, luogo-simbolo e microcosmo, in cui convivono fedi ed etnie, frutto del rimescolamento di secoli. Il 1991, l'anno dello scoppio della guerra, segna uno spartiacque, ma, sembra ammonirci Cvijetic, non eravamo ciechi, abbiamo scelto di non vedere: Il treno andava dritto verso il baratro mentre i passeggeri continuavano a bere tranquillamente il tè nel vagone ristorante, rifiutandosi di guardare fuori dal finestrino. Fino alla fine.
L'ASCENSORE DI PRIJEDOR - Darko Cvijetic
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Essere omosessuali ad Aba, in Nigeria, a metà degli anni '90, con un paese stretto tra dittatura militare e bande di criminali armati, non è semplice. Lo sa Vivek, che troviamo morto nelle prime pagine del libro, abbandonato sulla soglia di casa senza vestiti addosso. Vivek che continua però a parlarci, perchè sarà la sua voce, insieme a quella del cugino Osita, a ricostruire una storia che prenderà corpo capitolo dopo capitolo, verso un finale che crediamo già di conoscere e che riserva invece più di una sorpresa: su tutte, quella del rapporto tra la madre e la memoria del figlio, vero punto di svolta di questo splendido romanzo.
LA MORTE DI VIVEK - Akwaeke Emezi
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E' tra il 1939 e il 1943, gli anni dell'occupazione italiana dell'Albania, che si dipana la vicenda raccontata dal bambino-narratore protagonista del romanzo, davanti ai cui occhi scorrono le immagini di un mondo in cui realtà e mistero, animismo e visione, si fondono come solo nel mondo interno dei bambini può accadere. Attorno a lui ruota un'umanità minuta fatta di spie, delatori, resistenti, veggenti, ultracentenari... che troviamo, a tutt'altre latitudini, in tanti romanzi di Nagib Mahfuz, un autore che ricorda Ismail Kadare per la capacità di raccontare gli uomini legandoli inscindibilmente ai luoghi in cui vivono: là il Cairo, qui Argirocastro, la città di pietra. E, a ben guardare, è proprio la città la vera protagonista del romanzo: Sì, era una città assai strana (...). Molte cose in essa erano bizzarre e molte altre sembravano appartenere al regno dei sogni.
LA CITTA' DI PIETRA - Ismail Kadare
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Glasgow anni '80, ci muoviamo tra le macerie lasciate dal thatcherismo: disoccupazione, sussidi, disgregazione delle comunità operaie. E nei quartieri sottoproletari chi la fa da padrone è l'alcol. Con il viso sempre truccato e i capelli in ordine, la madre si risollevava dalla propria tomba e teneva la testa alta. Dopo essersi gonfiata d'alcol e aver fatto le cose più disdicevoli, si alzava il mattino dopo, indossava il cappotto migliore e affrontava il mondo. La madre in questione è la madre di Shuggie, bambino che dovrà diventare adulto molto in fretta, per poter badare a lei e a se stesso. Ci sarebbero anche un fratello, una sorella, svariati uomini... ma tutti, in modi diversi e per diverse ragioni, usciranno dalla sua vita lasciando Shuggie 'con il cerino in mano'. Quella che va in scena tra madre e figlio è una danza straordinaria, in cui l'amore prende la forma dell'accudimento, della vergogna, della ricerca di un'impossibile normalità.
STORIA DI SHUGGIE BAIN - Douglas Stuart
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TIFONE non è soltanto il più bel libro mai scritto su un'avventura di mare, è anche un'opera che mette a fuoco un particolare e non comune aspetto del carattere di alcuni uomini: la capacità di fare "quel che va fatto", non per senso del dovere o spirito di abnegazione, ma perchè una sorta di bussola interna li orienta in modo naturale verso "il giusto e il bene". Nel capitano MacWhirr, protagonista del romanzo, troviamo tutte le caratteristiche dell'antieroe moderno con in più - e qui sta il colpo d'ala di Conrad - una specie di sorda ottusità che gli permette di non deviare dall'obiettivo e di perseguirlo con ostinazione animale. Che cosa significa leggere (o rileggere) oggi TIFONE, al di là dell'immenso piacere che pagine così avvincenti procurano? Significa riflettere sulla condizione umana, sul carattere contraddittorio e dialettico dell'esperienza, e sulla necessità di scegliere, decidere, in ogni momento della nostra vita. Ma significa anche riflettere, in un orizzonte più vasto, sulla natura politica delle decisioni che vengono prese in condizioni critiche e sulla stoffa degli uomini che, per scelta o per mandato, dovrebbero assumersene la responsabilità. In questo senso TIFONE è un libro che parla di noi, a noi, oggi.
TIFONE - Joseph Conrad
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MASCARO' è un inno al viaggio e racconta una storia di sovversione. I suoi protagonisti, guidati dal Principe Patagon "mago e indovino certificato", attraversano la pampa argentina con uno sgangherato circo ambulante, fermandosi in miserabili villaggi dimenticati da Dio dove portano il seme dello stupore, generatore di domande, di pensiero. Braccati dalle forze di polizia, cambiano continuamente identità su quel palcoscenico che incarna i sentimenti di libertà e ricerca che è il viaggio. Un anno dopo la pubblicazione di questo romanzo, il 5 maggio 1976, Haroldo Conti verrà sequestrato e ucciso dalle forze golpiste del generale Videla.
MASCARO' - Haroldo Conti
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Io non penso di tornare in Uruguay (...). Sa qual è la cosa migliore per curare la nostalgia? Il comfort. Primi anni '60: l'Uruguay è una semi-colonia degli Stati Uniti, corrotta e conservatrice. Edmundo Budino, affarista e intrallazzatore, ne è l'emblema. Il figlio Ramon medita di ucciderlo, ma tanto il padre incarna la determinazione del potere, tanto il figlio è il simbolo dell'irresolutezza. Parabola sul confronto tra vecchio e nuovo, tra menzogna e verità, dove ogni confine è incerto e dove le relazioni tra i personaggi del romanzo ci parlano della dialettica tra repressione e ribellione. Mario Benedetti, tra i più grandi poeti latinoamericani del Novecento, è morto a Montevideo nel 2009.
GRAZIE PER IL FUOCO - Mario Benedetti
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Tre donne, settanta anni e più, amiche da una vita, si ritrovano perchè Sylvie è morta. Lei era la quarta, forse l'anima del gruppo, certamente quella capace di tenere insieme personalità così definite, forti e spigolose. Ma gli spigoli invecchiando non si smussano, anzi. E dunque cosa tiene ancora unite queste tre donne che sembrano avere dimenticato le ragioni della loro amicizia? Di che sostanza è fatto il loro rapporto, ancora così tenace? Charlotte Wood racconta con empatia e umorismo le luci e le ombre della sorellanza, che con l'età matura c'entrano solo in parte, perchè, a ben guardare, ognuno diventa ciò che è.
IL WEEKEND - Charlotte Wood
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Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo |
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Come è finito Paul Hansen, nato a Tolosa nel 1955, figlio di un pastore protestante danese con la passione delle corse di cavalli e di una francese malata di cinema, in un carcere canadese? E come ha potuto, uomo mite e costituzionalmente gentile, amante del "lavoro ben fatto", convivere con l'Hell's Angel che gli è capitato come compagno di cella? Il libro percorre a ritroso la storia di questo Giobbe contemporaneo, che, a differenza del suo antico predecessore, ha con Dio un rapporto segnato da un perplesso scetticismo. Ironica, acuta, spesso divertente, la voce narrante del protagonista ci conquista grazie alla sua umanità risolta e, al tempo stesso, inquieta. Vincitore del Premio Goncourt nel 2019.
NON SIAMO TUTTI AL MONDO NELLO STESSO MODO - Jean-Paul Dubois
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Coloro che amo preferiscono apparire rozzi e buffoni piuttosto che manifestare i propri sentimenti. (...) A volte, sotto l'impulso di un momento o di una circostanza, si sono di colpo strappati la camicia e mi hanno mostrato il cuore, su cui ho visto incise con la punta di un diamante le questioni su cui meditano i filosofi. E' per questo che amo i luoghi pieni di gente, dove si tornisce la lingua madre, si creano nuove parole, si affinano i gerghi e si approfondiscono i miti. Esattamente di questa materia sono fatti i racconti di Hrabal: "discorsi della gente" raccolti nelle birrerie, in fabbrica, per la strada... "torniti nella lingua madre" e trasformati in parabole del quotidiano, perchè chiacchierando i pensieri sgorgano dalla bocca diretti verso la comprensione e il silenzio.
LA PERLINA SUL FONDO - Bohumil Hrabal
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E' una casa sul lago a tenere unita, almeno nel ricordo del passato, una famiglia in realtà disgregata e sparpagliata per il Nord America. Quando i genitori decideranno di venderla, torneranno a galla ferite legate a un passato di segreti, di verità taciute, che continua a riverberarsi sul presente. Sta proprio in questi segreti il nucleo narrativo di un romanzo scritto magistralmente: Poissant riesce con pochissime parole, attraverso una scrittura sobria ed essenziale, a rappresentarci in modo fulmineo il mondo interno dei protagonisti e le relazioni che li legano. (...) Non racconterò quella storia. Nemmeno a Jake. Non ai suoi genitori. Non in una poesia o a una cena tra amici. Un miracolo perde il potere sul miracoloso ogni volta che viene narrato, trasformandosi da fatto a mito, da com'era a come viene ricordato...
LA CASA SUL LAGO - David James Poissant
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Dei nostri fratelli feriti |
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Anno 1956, l'Algeria lotta per liberarsi dal giogo coloniale e conquistare l'indipendenza, mentre la Francia decide che i principi di libertà, uguaglianza e fraternità valgono sì, ma solo in Europa, e non per tutti. Fernand Iveton, operaio, comunista, sostenitore dell'indipendenza, progetta un attentato simbolico nella fabbrica dove lavora: l'ordigno non esploderà, mentre lui verrà arrestato, torturato e condannato a morte attraverso un processo farsa. Il libro vince nel 2016 il Premio Goncourt Opera Prima, rifiutato dall'autore con queste parole: La competizione, la concorrenza e la rivalità per me sono nozioni estranee alla scrittura e alla creazione. Esatto.
DEI NOSTRI FRATELLI FERITI - Joseph Andras
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Strade di notte è essenzialmente un libro di incontri. E non potrebbe essere altrimenti, dato che il protagonista (alter ego di Gazdanov) è un taxista che attraversa ogni notte Parigi venendo in contatto con un'umanità di reietti che sembra uscita dalle pagine di Morte a credito. La scrittura è diversa, ma identica a quella di Celine è la furia con cui Gazdanov si immerge in questo universo - il milieu dell'emigrazione russa degli anni '30 - in cui l'abiezione e la cialtroneria, il ricordo di antichi splendori e la realtà dell'esilio, compongono un mondo segnato dal rimpianto e dalla nostalgia. Quel mondo era il suo mondo. Gazdanov aveva combattuto nell'Armata Bianca, l'esercito controrivoluzionario russo, e proprio come molti suoi compatrioti, a Parigi aveva trovato rifugio. Un grande libro di un grande sconfitto.
STRADE DI NOTTE - Gajto Gazdanov
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Drammaturgo, romanziere, oppositore politico del nazionalsocialismo, con l'avvento di Hitler al potere Lion Feuchtwanger si rifugiò in Francia. Fu tra gli intellettuali più avversati dal regime e i suoi libri vennero bruciati in piazza nei roghi del 1933. Nel'40, ancora in Francia, venne rinchiuso nel campo di internamento di Les Milles in quanto cittadino di una potenza nemica. Il diavolo in Francia è la cronaca di questa straordinaria avventura, che catapulta un intellettuale cosmopolita in una condizione di precarietà e rischio per la propria vita che mai avrebbe ritenuto possibile. Un campo di internamento non è un campo di sterminio, ed è proprio questa maggiore contiguità alla "normalità dell'esperienza" che rende così vicine a noi pagine che restituiscono appieno l'ordinaria follia degli eventi.
IL DIAVOLO IN FRANCIA - Lion Feuchtwanger
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I baffi è la classica storia per la quale si può usare l'aggettivo "inquietante". Aggettivo che calza perfettamente, perchè l'inquietudine generata dalla rottura del confine tra realtà e immaginazione, tra norma e trasgressione, è esattamente il cuore di questo romanzo. La scelta del protagonista di tagliarsi i baffi, concepito come un gesto scherzoso nei confronti della compagna e degli amici dai quali stanno per recarsi a cena, innesca una serie di eventi che dello scherzo hanno ben poco. Il libro è davvero notevole, non solo perchè è ben scritto e ci tiene implacabilmente legati allo sviluppo della storia, ma soprattutto perchè affronta il tema centrale dell'identità, ricordandoci quanto la definizione della nostra identità si costruisca e si rinnovi quotidianamente attraverso gli occhi degli altri.
I BAFFI - Emmanuel Carrère
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Davvero bello questo Giovanissimi, che ci racconta una Napoli finalmente credibile, vista con gli occhi di adolescenti che vivono in un mondo in cui gli adulti sono sì presenti, ma solo come passanti, come comparse. Nonostante le vite di Marocco, Lunno, Gioiello, Fusco, Serena... si muovano ai confini, e spesso dentro, l'illegalità, queste forme convivono con una quotidiana 'normalità', che ce li fa sentire veri, vicini, credibili. E infatti, inaspettatamente, l'evento dominante - raccontato attraverso dialoghi che rappresentano uno dei punti di forza del romanzo - è quello della nascita dell'amore.
GIOVANISSIMI - Alessio Forgione
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